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Il piano Industry 4.0: ecco perché serve (davvero) subito

Sul tavolo del neo Ministro dello Sviluppo Economico c’è anche il fascicolo che riguarda la trasformazione del settore manifatturiero. Il ritardo nell’adozione delle tecnologie digitali è evidente. L’invito a procedere di Confindustria e l’opinione dell’esperto.

Pubblicato il 23 maggio 2016 da Gianni Rusconi

Sul tavolo del nuovo Ministro dello Sviluppo Economico c’è anche il fascicolo che riguarda la trasformazione del settore manifatturiera. Il ritardo nell’adozione delle tecnologie digitali è evidente. L’invito a procedere di Confindustria e l’opinione dell’esperto.

Il documento c’è ma giace in un cassetto del Ministero dello Sviluppo Economico. Sicuramente ve n’è una copia in quello di Stefano Firpo, il direttore generale per la Politica industriale, la competitività e le Pmi del Mise, che molto si era sbilanciato la primavera scorsa quando anticipava per l’estate (2015) la pubblicazione del primo “position paper” su Fabbrica 4.0. 

Il piano per la digitalizzazione del sistema industriale, battezzato anche “Manifattura Italia”, deve ancora vedere la luce e la nomina di Carlo Calenda al ruolo che fu della dimissionaria Federica Guidi ha riportato, ancora una volta, in auge il tema. Un tema che, per contro, dalle parti di Bruxelles è sempre di stretta attualità, prova ne sia l’annuncio (di metà aprile) del piano da 50 miliardi di euro della Commissione europea che interessa da vicino anche il mondo della manifattura.

Ora che Calenda, reduce da un’esperienza di alto prestigio (come rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue) proprio a Bruxelles, ha assunto la guida del Mise, da più parti se ne invoca l’intervento per sbloccare la “questione” Industry 4.0. Gianni Potti, Presidente del Cnct (Comitato Nazionale Coordinamento Territoriale) di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici ha esortato di recente il neo ministro con una lettera aperta a prendere immediatamente a cuore il dossier “Fabbrica 4.0”.

E per un motivo molto semplice: “abbiamo già 3-5 anni di ritardo rispetto alle nazioni europee più evolute, come la Germania, sul tema della digital transformation nell’industria e questo ritardo rischia ora di aggravarsi, anche alla luce delle misure da inserire nel prossimo decreto per la crescita Investment compact 2”.

Il monito lanciato dal rappresentante di Confindustria al nuovo titolare del Mise si riassume facilmente in un avverbio temporale: “subito”. Perché subito, dice Potti, serve “un vero piano Paese su questa partita strategica per il nostro futuro”, pena il rischio di perdere “l’ennesima occasione”.

L’auspicio del mondo industriale è, in due parole, quello che Calenda riparta presto e bene su Fabbrica 4.0. Ma cosa troverà nel famoso cassetto il neo ministro? Presto detto: le otto aree di intervento definite in questi mesi per promuovere lo sviluppo della quarta rivoluzione industriale, dal rilancio degli investimenti industriali con particolare attenzione a quelli in ricerca e sviluppo e innovazione alla crescita dimensionale delle imprese, dalla definizione di protocolli, standard e criteri di interoperabilità condivisi a livello europeo alla diffusione di competenze.

Linee guida - di carattere normativo, economico, tecnologico e infrastrutturale - in attesa (da troppo tempo ormai) di essere trasformate in azioni concrete e piani attuativi, linee guida che Calenda dovrà fare proprie anche per non sconfessare le aspettative del presidente del Consiglio, che ha fatto intendere ancora di recente come sulla manifattura digitale l'Italia non si possa più permettere ritardi.

 

Bacchetti, Rise Università di Brescia: “puntare sull’innovazione a livello di filiera”

Ma dove e come può intervenire il nuovo ministro dello Sviluppo Economico? Il Sole24ore lo ha chiesto ad Andrea Bacchetti del Rise (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università di Brescia, secondo cui – tornando alla situazione di attuale stallo del piano – “il continuo rimbalzo di responsabilità fra il Mise e Palazzo Chigi e la confluenza nel piano di altri tavoli di lavoro partiti in contemporanea non ha aiutato. La gestione centralizzata di quattro progetti convergenti è una buona idea ma la realtà ci dice che, a oggi, probabilmente c’è solo una bozza del piano strategico. Eppure i benefici di Industry 4.0 sono noti: un aumento su base annua dell’1% del Pil e 400mila nuovi posti di lavoro”.

L’arrivo di Calenda, questo è certo, non può che migliorare la situazione – “anche per il suo status di figura europea, dice Bacchetti – ma è impossibile pensare che il gap sul digitale accumulato dal Paese possa essere azzerato in tempo brevi.

“Un piano operativo che sia di veloce attuazione e non guardi solo al lungo termine – spiega ancora il professore del Rise – è il primo passo da fare e probabilmente serve pensare anche a misure di finanziamento per il manifatturiero in un’ottica di progetti di filiera, partendo dalle grandi aziende che le filiere le guidano, e non a incentivi per l’innovazione che interessano la singola Pmi”.

Le imprese italiane pagano il fallimento dei tanti progetti di reti, distretti e cluster di impresa ed invertire la tendenza è quindi l’imperativo, cominciando secondo Bacchetti “con l’aumentare il livello di adozione delle nuove tecnologie, mediamente arretrato nel nostro manifatturiero, sebbene sia consolidato il concetto che le tecnologie portano maggiore produttività, e la disponibilità di competenze presenti in azienda”.

Il piano sulla carta c’è ma occorre determinarne il valore, che ancora non è chiaro: “va valutato nei termini della sua implementazione e va inteso come una vera e propria Agenda Digitale in chiave industriale, parallela alle iniziative messe in campo per rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione”, dice ancora l’esperto. Quanto alle startup, possono sì giocare un ruolo importante ai fini dello sviluppo delle strategie Industry 4.0 in Italia ma, a detta di Bacchetti, “il vero nodo è il link da costruire e consolidare fra le nuove imprese e l’industria manifatturiera”.

 

Tag: Italia, digitale, innovazione, industry 4.0

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