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La connettività alimenta il Pil, l’Italia insegue i Paesi forti

Il Global Connectivity Index di Huawei mette l’Italia in 13esima posizione (su 25) per livello di connessioni broadband e spesa Ict. Germania, Usa e Regno Unito gli esempi più virtuosi. Più alt...

Pubblicato il 13 ottobre 2014 da Valentina Bernocco

Il Global Connectivity Index di Huawei mette l’Italia in 13esima posizione (su 25) per livello di connessioni broadband e spesa Ict. Germania, Usa e Regno Unito gli esempi più virtuosi. Più alto è il prodotto interno lordo di una nazione, migliore è la sua capacità tecnologica.

Essere ricchi non è sufficiente per essere degli innovatori in campo tecnologico, ma certamente aiuta. Lo evidenzia il Global Connectivity Index di Huawei, studio che ha messo sotto stretta osservazione le aziende di 25 Paesi (economie avanzate, in via di sviluppo ed emergent) che insieme rappresentano circa il 78% del prodotto interno lordo e il 68% della popolazione mondiale.

L’index in questione, rimarcano i portavoce del colosso cinese, è la prima valutazione quantitativa e qualitativa sulla connettività e su altri parametri tech eseguita sia considerando la variabile geografica nazionale sia i settori di business. Ben 16 gli indicatori analizzati (e fra questi il Pil nazionale pro capite), e oltre 10 i settori di competenza delle aziende campione, per capire quali fattori influenzino la predisposizione a investire in tecnologie

Il messaggio di sintesi che merge dallo studio è forse il seguente: per ogni punto percentuale di crescita del Global Connettivity Index si evidenzia un aumento del Pil pro capite che varia dal 1,4 al 1,9%, dato che diventa leggermente più alto nei Paesi emergenti.

Da questi dati si arriva a una conclusione che si può definire incoraggiante: il potenziale della connettività può essere pienamente sfruttato attraverso una adeguata pianificazione strategica, e le capacità Ict possono rappresentare un vero e proprio impulso per la crescita economica di ogni Paese.

La Germania, nella classifica per nazioni, guarda tutti dall’alto e la cosa non stupisce forse più di tanto: al di là dei fattori culturali e geografici, infatti, la prosperità economica del Paese teutonico è insieme causa ed effetto della propensione a investire in ricerca, in tecnologie Ict e in connettività.

Più in basso nel ranking, ma pronti a scalarlo nei prossimi anni, ci sono i Paesi in via di sviluppo, e fra questi Cile, Kenya ed Egitto, che hanno fatto registrare i valori di crescita più elevati, sia nell’andamento del Pil pro capite sia negli investimenti tecnologici.

Dopo i tedeschi, in top ten svettano, nell’ordine, Stati Uniti, Regno Unito, Cile, Giappone, Corea del Sud, Francia, Nuova Zelanda, Canada e Messico. E l’Italia?

Con 63 punti, 13 in meno della Germania, il Belpaese si piazza al 13° posto, nella parte inferiore della classifica, subito al di sotto della Russia e subito prima della Cina.

Pur godendo di una buona posizione di partenza, il nostro Paese non attraversa come sappiamo un momento di particolare crescita nemmeno per quanto riguarda la spesa Ict; i punti di forza sono la disponibilità di banda larga, fissa e mobile, calcolate su base utente, mentre un punto critico saranno gli investimenti nazionali per estendere ulteriormente le reti ad alta velocità.

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Dove e quanto si investe in nuove tecnologie
Entrando nel merito delle tecnologie abilitanti, Huawei prevede che entro il 2025 esisteranno oltre 100 miliardi di connessioni a livello globale, il 90% delle quali realizzate attraverso sensori intelligenti.

E questo aumento sarà dovuto principalmente a quelle imprese che stanno implementando o implementeranno in futuro le connessioni di rete per semplificare i propri processi, tagliare i costi e migliorare la propria efficienza.

Quattro le tipologie in cui l’index incasella le imprese, cioè "innovatori", "strateghi", "tattici" e "ritardatari", diverse fra loro per i tempi e le motivazioni che spingono a investire in tecnologia. Sono innovatrici le società che sfruttano l’Ict come motore fondamentale per la trasformazione del business e che vi investono costantemente in maniera proattiva, rimodellando di volta in volta i propri modelli di business.

In questa categoria spiccano aziende del settore finanziario (il 71% delle società aumenterà di oltre il 5% gli investimenti in Ict nei prossimi due anni), dell’istruzione, dell’industria petrolifera e manifatturiera. Più in generale, il 65% delle aziende nel campione esaminato prevede di aumentare gli investimenti Ict nel corso dei prossimi due anni.

Huawei stima che entro il 2020 la spesa globale in Ict aumenterà di circa cinque trilioni di dollari. La banda larga mobile, il cloud computing, i Big Data e l’Internet of Things sono le quattro aree su cui la maggior parte delle aziende si sta concentrando.

A proposito della connettività, cambieranno non solo le performance e la copertura di rete, ma anche l’impiego delle tecnologie Web-based: superando il ruolo attuale, che è principalmente di supporto ad altri sistemi e attività, esse diventeranno sempre più integrate con i sistemi di produzione che generano valore. La connettività, insomma, sta diventando è un nuovo fattore di produzione che va ad aggiungersi al territorio, al lavoro, ai capitali e alla tecnologia.

Tag: spotlight, tecnologia, reti, digitale

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