La disruption in azienda? Un problema dei manager It
Per sette executive su dieci le nuove tecnologie sono sempre più importanti per la crescita del business: ecco perché i responsabili dei sistemi informativi devono tenere alto il livello di innovazione. Cloud e Internet delle cose guidano la “rivoluzione”.
Pubblicato il 01 settembre 2015 da Piero Aprile

Per sette executive su dieci le nuove tecnologie sono sempre più importanti per la crescita del business: ecco perché i responsabili dei sistemi informativi devono mantenere alto il livello di innovazione. Cloud, data center e Internet delle cose guidano la nuova “rivoluzione”. Lo rivela uno studio su 250 grandi imprese.
Via libera alle nuove tecnologie in azienda, ma che siano realmente disruptive. Solo così si potrà fare della trasformazione digitale un elemento capace di apportare un vantaggio competitivo significativo.
Pensiero diffuso tra i responsabili delle organizzazioni, almeno secondo quanto riporta lo studio “Accelerating business transformation through It innovation: Getting the business leader take on the It change mandate”, realizzato da Bpi Network e sponsorizzato da Dimension Data, che ha coinvolto a livello mondiale 250 executive di aziende con cento milioni di dollari di fatturato medio.
Se il 70% dei responsabili intervistati ritiene considera la tecnologia “sempre più importante” per il business, meno della metà (47%) valuta alto o molto alto il livello di innovazionedei propri dipartimenti It.
Soltanto il 42%, inoltre, pensa che il proprio It stia facendo un buon lavoro per sostenere in modo efficace il lavoro aziendale.
Ma quali sono le metriche utilizzate dal top management per misurare i risvolti pratici delle nuove tecnologie? Il 46% mette ai primi posti affidabilità, scalabilità e sicurezza dell’infrastruttura It, mentre il 38% ritiene importante la capacità dei dipartimenti di apportare idee e soluzioni per migliorare i risultati.
Seguono qualità e tempestività nel rilascio delle applicazioni (29%) e la soddisfazione del cliente, relativa però a un’interfaccia di business guidata dalla tecnologia stessa (27%).
Lo studio analizza singolarmente anche gli avanzamenti davvero disruptive. In particolare, i manager considerano importanti gli sviluppi delle soluzioni cloud e dei data center.
È da queste tecnologie che possono arrivare i benefici maggiori, grazie a più agilità e risposte ai cambiamenti del business (70%), contenimento dei costi (57%) e un time to market migliore (47%). Per quanto riguarda le “sale macchine” aziendali, invece, il 48% degli executive prevede un aggiornamento dei sistemi e il 44% si aspetta una progressiva migrazione a un modello ibrido, che unisca risorse on-premise e su cloud.
Ma non ci sono soltanto “nuvole” e data center moderni. Secondo lo studio esistono poi cinque “transformative technology” capaci di generare vantaggio competitivo: l’Internet delle cose (35%), modelli always on (33%), data mining nei social media (29%), la personalizzazione dei servizitramite l’analisi dei Big Data (28%) e la proliferazione di dispositivi mobili smart e delle loro applicazioni (26%). Ovviamente avere una chiara visione può aiutare, ma può non essere sufficiente a superare gli ostacoli.
L’adozione di nuove tecnologie deve affrontare ancora sfide importanti, come l’ottenimento del supporto per sostenere gli investimenti tecnologici, la riduzione dei rischi legati alla sicurezza delle informazioni e il rinnovo dell’infrastruttura It, necessario per garantire il corretto funzionamento della disruption.
La ricetta dell'ex Ceo
Questo dice il management aziendale e sono concetti che in qualche modo sono nelle corde anche dell’ex Ceo di Cisco John Chambers, uno dei veterani della Silicon Valley e dell’industria tecnologica tutta. In una delle sue ultime apparizioni pubbliche a inizio estate, prima di lasciare il timone della compagnia, ha enfatizzato il concetto che lo sviluppo è stato enorme, ma la crescita dell’It in relazione alla trasformazione digitale potrebbe essere 10 volte più grande.
Circa il 90% dei Ceo – ha detto Chambers – sono convinti del fatto che le loro aziende devono diventare imprese digitali. Ma non sarà una transizione semplice. La tecnologia è la parte più facile, il difficile sta nel cambiamento culturale e aziendale.
Per vincere la sfida e rimanere sulla cresta dell’onda, innovando e aumentando il proprio business, bisogna cambiare radicalmente anche se il cambiamento mette a disagio. Ma essere disruptive è l’unico modo per non essere distrutti. Chiedere a chi opera nei settori in cui hanno fatto capolino imprese come Uber o Airbnb.
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