Le macchine che si parlano: un business emergente. E globale
Entro i prossimi anni saranno miliardi le connessioni che renderanno più intelligenti apparati e dispositivi. Dentro le fabbriche, nelle città e a bordo auto. ecco il fenomeno M2M.
Pubblicato il 01 dicembre 2014 da Gianni Rusconi

Entro i prossimi anni saranno miliardi le connessioni che renderanno più intelligenti apparati e dispositivi. Dentro le fabbriche, nelle città e a bordo auto. ecco il fenomeno M2M.
Oltre 250 milioni di connessioni previste per quest’anno a livello globale, rispetto ai 195 milioni del 2013. È, secondo uno studio della Gsm Association, l’ordine di grandezza del machine-to-machine (o M2M), la branca delle telecomunicazioni che ha aperto il fronte dei dispositivi collegabili a Internet tramite reti fisse e wireless.
Il peso di questo segmento sul totale delle connessioni di rete mobile è ancora modesto (e precisamente pari al 2,8%) ma in sensibile crescita (dall’1,4% del 2010): nel 2018 saranno circa due miliardi le schede Sim installate dentro a macchine che faranno dialogare fra loro apparati di varia natura e sistemi di controllo, generando e distribuendo grandi quantità di informazioni e dati.
Perché l’M2M sta decollando a rimorchio, a volte nell’ombra, di un fenomeno più ampio che si chiama Internet delle cose? Perché, a giudizio degli analisti, riflette innanzitutto le sempre più numerose implementazioni che i carrier mobili hanno iniziato a concretizzare in diversi settori verticali. Sono infatti oltre 400 gli operatori che oggi offrono servizi machine-to-machine in 190 diverse nazioni. Il 70% del totale delle connessioni fa capo a dieci Paesi (fra cui l’Italia), e la Cina è quello più virtuoso davanti a Stati Uniti e Giappone.
Che il fenomeno non vada considerato una moda passeggera lo dicono, del resto, anche vari addetti ai lavori. Oozi Cats, amministratore delegato (israeliano) di Telit Plc, inquadra il fenomeno rilevando come non importi “che siano 30 o 50 miliardi i dispositivi connessi previsti entro il 2020, perché questi numeri perdono rilevanza rispetto al potenziale dei fattori chiave alla base di queste stime. La nostra evoluzione come società dipende già oggi completamente dal progresso dell’M2M ed è chiaro come la tecnologia debba trovare applicazione in contesti e settori mai immaginati prima”.
Non a caso gli analisti parlano di “digital industrial revolution”, e cioè di un’era in cui le cose (macchine, apparati, dispositivi) e le persone connesse stanno alla base del business. Ma chi sono gli attori di questo mondo? Da una parte si muovono le aziende telco con i servizi di connettività; dall’altra concorrono veri e propri specialisti, sia sul fronte dei componenti (i moduli M2M) sia su quello applicativo (soluzioni di remote management, sicurezza, analytics). In ballo, stando alle proiezioni per il 2017 stilate da Infonetics Research, c’è un mercato potenziale di 31 miliardi di dollari (cifra doppia rispetto a quella del 2012).
Da quali settori arriverà la domanda più sostanziosa di servizi M2M? Automotive, trasporti e logistica sono oggi i comparti trainanti, che producono circa un terzo del fatturato globale. Le smart city, le connected home (con i contatori intelligenti), l’e-health e il retail sono bacini altrettanto importanti per alimentare la creazioni di soluzioni wireless (pagamenti, ticketing, vouchering e altri) che sfruttano le infrastrutture del machine-to-machine. Vitali, in prospettiva, saranno anche l’energia, l’edilizia , il comparto agricolo e, in ambito consumer, i dispositivi indossabili.
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