Pubblicato il 09 dicembre 2021 da Redazione
Passiamo la maggior parte della vita in spazi chiusi e gli edifici dove trascorriamo il nostro tempo hanno un enorme impatto su di noi e il nostro stile di vita. Con la diffusione della pandemia si è accentuata ulteriormente l’attenzione generale su tutte le tematiche legate alla salute e al benessere, rendendo sempre più necessario garantire che gli spazi in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo siano quanto più possibile sani e sicuri.
Del resto, anche il modo in cui lavoriamo è cambiato e, mentre le aziende decidono se proseguire con modelli di lavoro da remoto, flessibili e ibridi o tornare alle modalità pre-pandemia, le regole a cui facility manager e amministratori di edifici erano abituati sono state completamente stravolte.
Per far sì che il concetto di “healthy building” diventi realtà, dovranno infatti concentrarsi su un nuovo aspetto fondamentale: i livelli di occupazione dell’edificio. Sono finiti i tempi in cui i dipendenti si sedevano alle loro postazioni fisse, cinque giorni alla settimana. Ora gli spazi di lavoro dovranno essere ridimensionati e i sistemi di prenotazione rivisti, per non parlare del modo in cui accediamo, viviamo e beneficiamo delle nostre sedi lavorative. Ma questo è solo l’inizio.
Francesco Giaccio, managing director di Johnson Controls Italia
Si comincia con un problema
Per fornire spazi di lavoro sicuri che favoriscano la collaborazione fra i dipendenti, le aziende spesso iniziano dalla soluzione. Ma l’errore sta proprio qui: il problema principale deve essere affrontato nella sua interezza sin dall’inizio. Non ci si può più accontentare di soluzioni “a metà”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che 12,6 milioni di morti a livello globale siano causate ogni anno da ambienti malsani, dimostrando come quanto ciò che ci circonda possa influenzare la nostra salute. Per creare edifici più salubri, è necessario, innanzitutto, capire quale sia l’impatto degli attori principali che possono influire sulla salute e la produttività delle persone, ovvero luce, rumore, sicurezza, acqua, umidità, polvere e parassiti, qualità dell’aria e temperature.
Al contempo, mentre le aziende andranno alla ricerca di modi per aumentare le prestazioni e il comfort degli utenti – ora mitigando anche il rischio di infezioni – le decisioni prese dovranno considerare aspetti che vanno oltre la produttività e il benessere sul lavoro, abbracciando questioni più ampie come la riduzione delle emissioni di carbonio e dell’inquinamento dell’aria.
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