Il budget It si sposta verso i nuovi progetti, il Cio cambia pelle
Aumenta la quota della spesa informatica destinata a testing e quality assurance, con grande attenzione a Big Data & Analytics e al cloud computing. Ma i Cio devono avere una visione d’insieme e lavorare al fianco delle “line of business”.
Pubblicato il 31 ottobre 2014 da Luigi Ferro

Aumenta la quota della spesa informatica destinata a testing e quality assurance, con grande attenzione a Big Data & Analytics e al cloud computing. Ma i Cio devono avere una visione d’insieme e lavorare al fianco delle “line of business”, perché nei prossimi anni il loro ruolo cambierà: meno gestione dell’infrastruttura, più responsabilità su sicurezza e dati.
Il 52% dei budget destinato alle tecnologie viene speso per ampliare il panorama informatico aziendale, sviluppando nuove applicazioni mobile e sistemi big data, piuttosto che per la modernizzazione e per il mantenimento dei sistemi e delle applicazioni legacy. È questo il dato più significativo che emerge dall’ultimo World quality report di Capgemini e della sua divisione Sogeti, che ha intervistato 1543 Cio, responsabili It e direttori dell’area testing provenienti da 25 Paesi.
Lo studio 2014 rileva come la percentuale di spesa per il testing nel budget It sia in costante aumento perché c’è maggiore attenzione a qualità e affidabilità delle applicazioni e alla user experience in generale. La spesa media in percentuale per servizi e soluzioni di “quality assurance” del budget It complessivo è passata dal 18% del 2012 al 23% nel 2013, arrivando al 26% nel 2014 (nel Sud Europa e in Italia si arriverà invece il 20%). La quota di spesa per il testing è destinata parimenti a crescere ulteriormente nei prossimi anni, con una stima del 29% entro il 2017 (si fermerà al 22% in Italia).
La crescente attenzione sui nuovi progetti connessi alla digital transformation si riflette nella ripartizione dei budget di testing, dove il 40% è assegnato a progetti di sviluppo in ambito Big Data & Analytics e il 27% per nuove iniziative cloud (in Italia il computing a nuvola si prende il 35% del budget allocato).
Ricordata la pressione in essere sui Cio per ridurre il time-to-market, lo studio evidenzia infine come diverse organizzazioni abbiano adottato e implementato metodologie di delivery più agili. Oltre nove organizzazioni su dieci (il 93%) intervistate ricorrono infatti a modelli più elastici nello sviluppo di nuovi progetti (con un aumento dell’83% rispetto al 2013).
Nonostante tale crescita, molte aziende stanno ancora affrontando alcune sfide come la mancanza di un approccio agile e consolidato al testing (61%), la difficoltà ad applicare la testing automation all’approccio agile (55%) e la mancanza di disponibilità di strumenti di testing agili adeguati (42%).
Cio e manager alla ricerca dell’equilibri
L’attenzione verso i nuovi progetti è sicuramente una bella novità, ma deve portare con sé la collaborazione fra Cio e le cosiddette “line of business” (Lob). Una lotta, una pacifica collaborazione, un rapporto fatto di equilibri o, viceversa, di gerarchie: fra il lavoro del Chief information officer, e più in generale della funzione It, e quello dei manager line-of-business da anni è in corso una partita, il cui esito è ancora da definirsi.
Quel che è certo è che le continue evoluzioni tecnologiche all’interno delle aziende impongono a entrambi questi “mondi” un cambiamento di competenze, di modelli organizzativi, addirittura di identità. Verso un futuro fatto di equilibri e mescolanze fra queste due sfere, che dovranno saper bilanciare il proprio peso nell’economia decisionale delle aziende.
Lo studio “A blended future: the changing mix of It service delivery and consumption” (sponsorizzato da Emc e condotto su un campione di 205 executive con responsabilità di delivery e consumo di servizi It di società con fatturato superiore ai 500 milioni di dollari e collocate fra Europa, Nord America e Asia Pacifico)) a firma dell’Economist Intelligence Unit ha analizzato come, grazie all’ampia disponibilità di tecnologia e di servizi, il ruolo di Cio e Lob muterà nei prossimi anni.
L’It, spiega lo studio, ha sempre più un impatto decisivo sul successo di una organizzazione; per questo motivi le line of business vorrebbero poter assumere un controllo più diretto circa le scelte che vengono fatte in campo tecnologico, in modo da assicurare il massimo livello di innovazione e il massimo vantaggio possibile.
Che cosa significa, in concreto? Realisticamente, la maggior parte dei Cio riconosce che le pretese di maggiore potere sulle scelte It avanzate dai manager sono legittime. I dipendenti stessi, cioè gli utenti finali delle tecnologie e dei servizi aziendali, desiderano maggior controllo: il 38% degli intervistati cita questo fenomeno fra le principali tendenze che impattano sul mestiere del Chief information officer; il 26% sottolinea come la consumerizzazione e l’affermarsi di tecnologie facili da usare rendano meno necessario un controllo centralizzato da parte dell’It.
Allo stesso tempo i Cio sono chiamati a capire come la tecnologia possa aiutare lo sviluppo dell’intera organizzazione, non solo quello di una singola divisione. Entrambe le figure concordano sul fatto che la crescente disponibilità di servizi tecnologici di facile utilizzo, forniti da terze parti, unita alle crescenti aspettative dei dipendenti circa un maggiore controllo sulla tecnologia utilizzata nel luogo di lavoro, sia il driver verso una integrazione tra funzionalità It interne con risorse esterne.
Attualmente, i line-of-business sono coloro che ricorrono più facilmente a servizi It di terze parti, selezionando quelli che paiono più adatti alle loro esigenze di business, più facilmente e rapidamente reperibili o più economici. In particolare, si fa uso di servizi forniti dall’esterno soprattutto per le attività di comunicazione (è così per il 59% degli intervistati), per storage e backup (54%), per i server (48%) e il Web hosting (44%). Il 63% degli executive, inoltre, crede nei prossimi tre anni ci sarà un aumento considerevole di tecnologie e servizi di terze parti, che saranno gestite però internamente.
Questo passaggio comporterà, ancora una volta, una serie di cambiamenti di ruolo per i Cio: innanzitutto (è la voce più citata) con un aumento di responsabilità nell’ambito della gestione della sicurezza, dei rischi e della compliance, e a seguire nella gestione delle informazioni e delle analisi dei dati, in quella dell’It service e in quella dei vendor It. Solo il 12% degli executive intervistati prevedere che le funzioni tradizionali dei Cio, come la gestione delle infrastrutture tecnologiche e lo sviluppo delle applicazioni interne, aumenteranno sostanzialmente nei prossimi tre anni.
Dall’indagine emergono casi reali di aziende che stanno già sfruttando un modello di erogazione dei servizi It misto (appoggiato all’It interno e all’outsourcing) e che stanno promuovendo la collaborazione tra Cio e line-of-business. Come? Per esempio, invitando i Cio a partecipare alle riunioni del top management, coinvolgendoli nella definizione degli obiettivi di business e condividendo con loro le metriche per la misurazione dei risultati. E ancora, chiamando in causa entrambi i ruoli per la definizione delle policy di sicurezza. I detentori dell’It, insomma, devono far parte delle dinamiche manageriali proprio come i manager hanno guadagnato potere decisionale in campo It.
Ha collaborato Valentina Bernocco
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