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Il lavoro ibrido genera preoccupazioni di sicurezza

Uno studio realizzato da Onr mette in luce come la tendenza organizzativa consolidatasi nell’ultimo anno trascini con sé problematiche di qualità del servizio e rispetto delle policy.

Pubblicato il 17 settembre 2021 da Redazione

Appare ormai assodato come chiunque abbia potuto godere del lavoro remoto nel corso dell’ultimo anno e mezzo non voglia esserne privato di colpo e punti almeno a forme lavoro ibrido per il tempo a venire.

L’ennesima conferma arriva da uno studio realizzato da Onr su un campione di 3.000 aziende (1.000 delle quali in Europa), commissionato da Palo Alto Networks. Il 76% dei decision-maker dell’It interpellati ha indicato di voler continuare a gestire da remoto almeno parte del proprio tempo lavorativo e il 25% pensa di rimanere nelle condizioni generatesi a seguito della pandemia. in risposta a questa tendenza, le aziende hanno in larga misura (94%) pianificato di adottare un modello di lavoro ibrido nei prossimi dodici mesi e il 62% già provvede a ottimizzare strumenti e metodologie per rispondere a questa domanda.

Tutto bene, dunque? Non proprio. Lo studio evidenzia come al momento restino irrisolte numerose problematiche legate alla sicurezza. In particolare. Il 47% ritiene ancora una sfida rilevante l’organizzazione delle attività in remoto, il 61% evidenzia generiche problematiche di sicurezza, soprattutto nelle reti, e il 59% non dispone di tutti gli strumenti che andrebbero utilizzati.

In pratica, lo smart working o simil-tale ha aumentato i rischi. In parte, questo si deve agli strascichi della fase di maggior urgenza generatasi con il lockdown improvviso del 2020. Il 53% delle aziende analizzate ammette di aver tollerato mancanze di rispetto alle regole di sicurezza preventivamente concordate al proprio interno e il 35% ha individuato collaboratori che avevano bypassato (o cercato di farlo) le succitate policy.

La buona notizia è che si sta innescando una buona capacità di reazione, anche se spesso i tempi di adattamento vero e proprio non saranno brevi. Il 64% del campione, infatti, ha indicato di voler aggiornare la propria infrastruttura, pensando di riuscirci entro due anni. Per arrivarci, si farà largo uso del cloud (71%) e, ciononostante, si prevede di dover affrontare un aggravio di budget, che Onr stima con valore medio intorno ai 5 milioni di dollari.

 

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