Il percorso verso le smart city passa anche per la sicurezza
Dalle aspettative dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale al ruolo dei responsabili per la transizione al digitale, si è discusso in un appuntamento del ciclo #TMCyberTalks, organizzato da Trend Micro.
Pubblicato il 04 ottobre 2021 da Roberto Bonino

Molti campanelli d’allarme sono risuonati negli ultimi mesi sul fronte della cybersecurity collegata alla crescente digitalizzazione delle città e dei servizi pubblici. In Italia, molta enfasi è stata data all’attacco ransomware che ha colpito in estate la Regione Lazio e ha, fra l’altro, bloccato temporaneamente il sistema di prenotazione dei vaccini.
Del rapporto fra smart city e cybersecurity, si è discusso, in modo particolare, in uno degli appuntamenti del ciclo #TMCyberTalks, organizzati da Trend Micro. Vi hanno partecipato diversi esponenti delle istituzioni, per ribadire come l’attenzione dei governanti sul tema sia alta. Lo ha sottolineato, per esempio, Stefano Corti, senatore che lavora nell’ottava Commissione, dedicata ai Lavori Pubblici e alle Comunicazioni: “Gli investimenti del Governo ci sono e il Pnrr ci aiuterà. Occorre però accrescere lo sforzo sul fronte dell’education, per diffondere la cultura digitale su tutta la popolazione e procedere verso il superamento di un digital divide ancora ben presente, visto che il 25% della popolazione vive in piccoli luoghi, poco serviti e presidiati. L’obiettivo è creare vere e proprie smart community”.
Francesco Andriani, invece, ha portato il contributo di segretario generale dell’associazione nazionale dei responsabili per la transizione al digitale, una figura istituita con normative che risalgono già a più di dieci anni fa, ma hanno richiesto molto tempo per divenire attuabili: “Il ruolo, oggi abbastanza diffuso nella Pubblica Amministrazione Centrale e nelle università, non si è ancora radicato nelle realtà più locali. Fornire linee di indirizzo, sorvegliare e fungere da catalizzatore fra l'ufficio It e quello della privacy sono i suoi compiti essenziali. Nella pratica, tuttavia, si riscontrano ancora molti problemi di formazione, per ragioni di età o pertinenza nel ruolo. Così, troppo spesso partono progetti di trasformazione digitale carenti dal punto di vista della compliance ai dettami del Gdpr”.
Alessandra Todde (ministero dello Sviluppo Economico) e Francesco Andriani (AssoRtd). Sopra: Gastone Nencini (Trend Micro)
Un esempio di concretizzazione dell’impegno istituzionale sul fronte della cybersercurity è rappresentato dal varo dell’Agenzia nazionale dedicata proprio a questo tema (il decreto-legge è sfato convertito a fine agosto), che però dovrebbe preludere a un lavoro sul campo indirizzato ad aumentare la consapevolezza non solo nei giovani, ma anche fra i dirigenti pubblici, come ha sottolineato Federico Mollicone, deputato della settima Commissione, dedicata a cultura, scienze e istruzione. Sullo stesso versante si colloca il recente avvio del programma Smarter Italy, nato per sperimentare servizi innovativi su alcune aree d’intervento strategiche come smart mobility, beni culturali e benessere dei cittadini: “Non bisogna cadere nella trappola di utilizzare i vecchi modelli di città”, ha ammonito Alessandra Todde, viceministra allo Sviluppo Economico. “Vogliamo coinvolgere i cittadini nelle opportunità connesse al digitale, per migliorare i servizi e la loro fruibilità. La tecnologia, a cominciare dal 5G, supportano modelli inclusivi anche verso i piccoli borghi, per trasformare le città in smart city, senza trascurare la sicurezza e la sostenibilità”.
In questo quadro in movimento, si collocano, come abbiamo visto, le minacce continue portate dai cyberattaccanti alle infrastrutture pubbliche. La collaborazione pubblico-privato appare la via migliore per migliorare la postura delle organizzazioni pubbliche e imparare anche dagli errori. La pensa così, almeno, Gastone Nencini, country manager di Trend Micro Italia, anch’egli allineato alla convinzione che vada innanzitutto aumentata la consapevolezza fra i dipendenti pubblici e i ragazzi: “Nelle scuole, sarebbe bello se l’educazione civica fosse arricchita con la cittadinanza digitale, con l’obiettivo di limitare rischi e incidenti informatici ora e in futuro, rafforzando l’anello debole della catena della sicurezza, che rimane sempre l’essere umano”.
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