In Italia il 40% delle aziende utilizza l’Ai in produzione
Deloitte, Abi Lan e SipEia hanno realizzato la Trustworthy Ai Survey per indagare su livello e motivazioni all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Crescono i progetti concreti e allo studio, mentre restano sottovalutati i rischi.
Pubblicato il 11 maggio 2023 da Redazione

Se ne discute tanto e si comincia anche a farne uso negli ambienti di produzione. Stiamo parlando dell’intelligenza artificiale, integrata in soluzioni già operative dal 40% delle aziende italiane, con un altro 23% che ha avviato sperimentazioni concrete. Il dato emerge dalla Trustworthy Ai Survey realizzata da Deloitte, in collaborazione con Abi Lab e SIpEia su un campione di 47 imprese nazionali e multinazionali operanti in diversi settori, come energia, logistica, automotive, finanza, Pubblica Amministrazione, tech, media e telecomunicazioni, farmaceutico.
Se il livello di diffusione concreta appare ancora basso, il 94% ritiene che l’Ai sarà fondamentale per restare competitive nei prossimi cinque anni, riconoscendo come si tratti di un potenziale motore di cambiamento del proprio business. Se però si analizzano le motivazioni delle scelte e delle riflessioni in corso, si scopre che il 34% punta soprattutto sulla riduzione dei costi, mentre il 33% intende supportare i processi decisionali e il 27% si concentra sul rafforzamento di prodotti e servizi esistenti. In sostanza, il pragmatismo sembra ancora prevalere sulla visione di prospettiva.
Per raggiungere i propri obiettivi, le aziende implementano soprattutto Intelligent Data Processing (50% dei casi), chatbot e assistenti virtuali (48%), Natural Language Processing (44%), prevalentemente tramite la metodologia Agile e un modello di servizio ibrido, che prevede sia lo sviluppo delle tecnologie internamente all’azienda sia l’esternalizzazione di alcune attività.
Per contro, la gestione dei rischi connessi all’Ai non sembra prioritaria per le aziende italiane, che integrano un modello di risk management in quest’ottica solo nel 12% dei casi. Lo stesso accade per i temi di compliance: solo il 19% ha definito processi per valutare la conformità dell’Ai in relazione alle normative. Anche la presenza di processi e metodologie per garantire il rispetto dei principi etici appare disomogenea: le aziende investono soprattutto nel garantire la privacy (58%), la sicurezza (52%) e la robustezza dei sistemi (27%), ma non nella trasparenza (19%) e nella fairness (15%).
Concentrando l’attenzione sul rapporto fra maturità di utilizzo dell’Ai (in termini di numero di implementazioni) e capacità di garantire una governance correttamente ispirata ai principi etici, solo il 17% del campione appare virtuoso. SI tratta di realtà che hanno già un elevato numero di soluzioni AI in produzione (da 11 a 20) e utilizzano tale tecnologia da almeno tre anni. Il grosso delle aziende analizzate, invece, dispone di poche implementazioni, realizzate da meno di un anno, e non ha ancora definito processi per garantire l’equità e la trasparenza dei sistemi. In posizione mediana, si trovano soggetti cosiddetti “Risk Adverse”, che presentano un numero limitato di implementazioni AI ma che riescono a garantirne una governance in linea con i principi etici. Rispettivamente rappresentano il 9% e il 15% del campione.
Il 22% del campione ha comunque ha definito la propria Ai strategy. Il 7% ha un modello aziendale di Ai Governance attualmente operativo. Nei prossimi due anni, questo sarà un fronte di attenzione particolarmente sentito, visto che riguarderà il 42% delle aziende, mentre per il 27% si punterà sull’applicazione dell’Ai su tutti i principali processi di business e le operations. A questo, per il 25% si affianca la necessità di sviluppare competenze specifiche in tema di intelligenza artificiale. Proprio questo aspetto rappresenta ancora un fattore limitante per il 36% del campione, ma pesano anche, la difficoltà nell’identificazione dei casi di utilizzo più rilevanti per il business (36%) e la complessa integrazione dell'Ai nei processi dell'azienda (34%).
È interessante notare come il settore di appartenenza delle aziende costituisca un fattore discriminante rispetto alla maturità di adozione di un’AI Strategy: il 60% dei rispondenti appartenenti al settore finanziario, ad esempio, ne ha già definita una, mentre lo stesso accade solo per il 14% dei rispondenti nel settore industriale.
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