L’impatto dell’Ai per ora preoccupa poco i lavoratori italiani
Una ricerca di Bcg X, realizzata su scala mondiale ma che ha coinvolto anche il nostro Paese, fa emergere la consapevolezza di mutamenti inevitabili, ma per l’80% degli intervistati i vantaggi superano i rischi.
Pubblicato il 30 giugno 2023 da Roberto Bonino

I dipendenti delle imprese, a ogni livello, riconoscono che l’intelligenza artificiale, anche nella sua più recente declinazione generativa, è qui per restare e cambierà il modo di lavorare. Lo rimarca lo studio “AI at Work: What People Are Saying”, realizzato da Bcg X su un campione mondiale di oltre 12.800 figure in 18 paesi, fra i quali anche l’Italia.
In generale, prevale per ora un certo ottimismo sull’impatto della tecnologia. Brilla proprio il nostro Paese in questa considerazione, visto che circa l’80% degli intervistati che l’Ai generativa, in particolar modo presenti vantaggi superiori ai rischi. Se il 39% che il proprio ruolo potrebbe non esistere più in prospettiva, il 77% preferisce osservare come la tecnologia semplicemente trasformerà il modo di lavorare.
Guardando ai dati nel loro complesso, tuttavia, emergono differenze non da poco a seconda del livello occupato in azienda. Quelli che vengono indicati come leader mostrano un atteggiamento assai più positivo (62%) rispetto ai manager (54%) e agli impiegati frontline (42%). Sono anche coloro che già fanno un uso regolare di tool Ai (80% del totale), all’opposto dei dipendenti, che per il 60% non stanno lavorando con strumenti di questo genere: “L’ottimismo cresce di pari passo alla familiarità di utilizzo”, rileva Paola Francesca Scarpa, managing director e partner di Bcg X, che poi è l’unità di progettazione e costruzione tecnologica di Boston Consulting Group. “D’altra parte l’Ai generativa ha fatto irruzione sulla scena così repentinamente nel 2022 che molte aziende stanno ancor recuperando il ritardo”.
Qualche ombra si manifesta quando si passa a esaminare quanto le aziende stiano utilizzando responsabilmente l’intelligenza artificiale nelle sue varie forme. Solo il 29% dei dipendenti frontline ritiene che siano state implementate adeguate misure in questa direzione, mentre la percentuale sale al 68% per i leader.
I leader aziendali sono maggiormente convinti che si stia facendo un uso responsabile dell'Ai
Altri elementi di riflessione riguardano il miglioramento delle competenze delle persone impiegate in azienda, dove prevale l’opinione che fin qui non sia stato fatto abbastanza: “L’upskilling e gli investimenti in formazione a tutti i livelli dovrebbero contribuire ad alleviare i timori dei dipendenti”, osserva Enzo Barba, partner presso Bcg X. “Le sperimentazioni nei contesti di lavoro sono fondamentali, poiché è utile preparare i lavoratori sul tema e far provare in prima persona lo strumento, contrastando allo stesso tempo eventuali paure”. L’86% degli intervistati afferma di dover seguire una formazione specifica, sebbene solo il 14% dei dipendenti ammette di aver già ricevuto un aggiornamento in merito, a fronte del 44% dei dirigenti rispondenti.
In Italia, l’83% del campione analizzato si è espresso sulla necessità di disporre di regolamentazione specifica per l'Ai e questo indica, rispetto ad analoga indagine condotta cinque anni fa, come ci sia un netto cambiamento di atteggiamento nei confronti della supervisione governativa sulla tecnologia.
Bcg X ha espresso alcune raccomandazioni rispetto ai temi trattati nello studio. In particolare, occorre assicurarsi che ci siano spazi di sperimentazione responsabile dell'Ai, investire in iniziative regolari di aggiornamento e creare la percezione di un utilizzo responsabile dell’Ai, soprattutto generativa, tenendo conto che i dipendenti, tanto quanto i leader, vogliono essere in grado di contribuire a inquadrare le normative emergenti in materia.
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