La crisi energetica preme sul costo delle infrastrutture
Uno studio realizzato da Atlantic Ventures, con il supporto di Nutanix, mostra come in generale i data center abbiano un impatto dell’1,5% del consumo globale. I sistemi iperconvergenti possono favorire un certo risparmio.
Pubblicato il 06 dicembre 2022 da Roberto Bonino

Lottare contro l’inflazione delle bollette energetiche e ridurre il carbon footprint. L’imperativo è già da tempo nella lista delle priorità dei Cio, ma si è fatto ancor più stringente negli ultimi mesi. Non c’è una soluzione universale, ma diverse strade perseguibili, che possono spaziare dall’ecoprogettazione al riciclaggio delle componenti It, passando per la modernizzazione delle infrastrutture.
Atlantic Technologies ha condotto uno studio sul tema, con il supporto di Nutanix, partendo da un dato chiaramente riassunto dal principal analyst Carlo Velten: “Nel 2020, i bisogni energetici dei data center a livello mondiale si sono elevati fino a 375 miliardi di KWh, un dato che corrisponde all’1,5% di tutto il fabbisogno energetico complessivo”. In Europa, il consumo annuo equivale a quello di circa 5,9 milioni di autovetture, come ha ricordato Sammy Zoghlami, senior vice president di Nutanix Emea.
Per tirare acqua al proprio mulino, il costruttore ha chiesto ad Atlantic Ventures di misurare i possibili risparmi, dal punto di vista energetico e ambientale, derivanti dall’utilizzo di infrastrutture iperconvergenti (Hci), in rapporto a quelle tradizionali 3-tier con storage indipendente. Per arrivarci, si è preso come scenario di riferimento quello di un’azienda del mercato automotive, con sede in Europa, 11mila dipendenti e 190 ingegneri It. L’infrastruttura considerata è composta da 400 server x86 di media dimensione, dispositivi Nas/San per 3 Pb e una rete da 100 Gb/s: “Le stime indicano come il consumo dipenda per il 40% dai server, il 22% dal raffreddamento, il 19% dallo storage, il 13% dai gruppi di continuità e il 5% dalla rete”, ha precisato Velten.
Sammy Zoghlami, senior vice president di Nutanix Emea e Carlo Velten, principal analyst di Atlantic Ventures
Dal punto di vista delle emissioni, il dato medio europeo di produzione di Co2 per KWh è pari a 0,230, ma può differire molto a seconda dei paesi e del loro sistema di approvvigionamento elettrico: appaiono avvantaggiate le nazioni come la Francia, che si basano essenzialmente sul nucleare. Secondo lo studio, guardando alla durata del ciclo di vita dei server, la fabbricazione e il trasporto rappresentano soltanto l’11,9% delle emissioni di Co2, mentre il grosso (87,9%) viene generato durante l’utilizzo.
Il risparmio concreto possibile in Europa
Il citato confronto fra una classica infrastruttura 3-tier e una iperconvergente fa emergere la convenienza ambientale di quest’ultima, poiché gli analisti di Atlantic Ventures hanno stimato una riduzione del 26,74% del consumo di energia, a parità di diminuzione delle emissioni di Co2. Nell’impresa scelta come modello, questo si traduce in un risparmio annuo di 1,12 milioni di KWh e 278 tonnellate di Co2: “Le infrastrutture Hci utilizzano uno storage ripartito integrato e non un dispositivo esterno”, ha commentato Zoghlami. “Qui si ottengono i risparmi più significativi, associati al raffreddamento e alla rete”.
Lo studio ha valutato anche l’impatto di una migrazione completa delle imprese oggi ancora appoggiate a infrastrutture tradizionali in tutta Europa, ricavando un dato di risparmio energetico pari a 56,7 TWh (miliardi di KWh) e di 14,2 milioni di tonnellate di Co2 emesse nel periodo 2022-2025. Nel dettaglio territoriale, cinque paesi sono stati analizzati individualmente, mentre l’Italia è finita nel calderone degli “altri”, con risparmi stimati in 20,87 TWh e 4,76 milioni di tonnellate di Co2.
Commentando i temi oggetto della ricerca di Atlantic Ventures, Jim Cosson, responsabile It e Ciso della società britannica di wealth management Jm Finn, ha rilevato come in generale le organizzazioni stiano oggi archiviando troppi dati, anche al di là di quanto richiesto dagli obblighi normativi: “È facile cadere nella trappola di voler tenere roba che in realtà non serve. Noi stiamo lavorando per ridurre questa componente, analizzando in modo organico tutti i processi dell’azienda. L’attuale crisi energetica ci ha aiutato a prendere in maggior considerazione i nostri consumi e a capire come diventare in futuro più efficienti”.
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