La PA può rinascere con l’intelligenza artificiale
Michele Bertola, direttore generale del Comune di Bergamo e presidente di Andigel, spiega come un approccio “umano-centrico” ed etico possa consentire di sfruttare la tecnologia digitale per trasformare la Pubblica Amministrazione.
Pubblicato il 17 novembre 2021 da Redazione

La pandemia ha fatto emergere con chiarezza l’importanza del tema della qualità del sistema PA e della sua efficacia. L’attenzione sui beni essenziali, come la salute, le relazioni sociali o gli spazi comuni, ha portato a una rivalutazione delle istituzioni pubbliche quali garanti e principali soggetti detentori della possibilità di miglioramento di tali beni. Dopo anni in cui la Pubblica Amministrazione era rimasta al margine dell’agenda politica e ignorata da parte dell’opinione pubblica, ora emerge in modo chiaro che è giunto un tempo in cui si può e, anzi, si deve tornare a investire nella PA. Le opportunità che gli strumenti digitali offrono non vanno sprecate, anzi rappresentano una risorsa fondamentale. Più ancora della tecnologia contano però le persone, le quali sono la principale leva del successo o insuccesso di questa impresa. L’impiegato che meccanicamente respinge il cittadino poiché “il modulo non è compilato a dovere”, perché “la situazione che viene presentata non rientra tra i casi previsti dalla circolare”, perché “nel nostro procedimento questo imprevisto non è processabile” non dà forse il tipo di risposte che meno apprezziamo ma che rappresentano bene l’attuazione pratica di un modo di regole che escluda lo spazio discrezionale? E in fondo, non è la stessa deviazione “fanatica” di una digitalizzazione che prenda le decisioni al nostro posto?
L’umanità della tecnologia
La segreta speranza che esista un “algoritmo”, una “procedura” che elimini la responsabilità, la professionalità e l’innovazione è però il preludio di una burocrazia cieca e disumana, e lo raccontano bene film come Io, Daniel Blake di Asvis) hanno fatto notare che nell’attuale formulazione è trascurato il tema della individuazione e misurazione degli impatti del piano, contrariamente alle indicazioni dell’Europa. Lo stesso libro bianco dell’Agenzia per l’Italia Digitale richiama la necessità di misurare l’impatto della tecnologia nell’esistenza degli individui e delle organizzazioni, nelle sue “diverse sfaccettature, economiche e tecniche, ma anche sociali, culturali, psicologiche e antropologiche”.
Con le opportunità derivanti dalla digitalizzazione, dall’interoperabilità dei dati e dalle applicazioni di Intelligenza Artificiale si possono ipotizzare alcune opportunità. In fase di progettazione di un'opera pubblica quanto potrebbero essere utili infatti, simulazioni attivabili con un’implementazione della AI finalizzata a prefigurare gli impatti. Il parco pubblico, la strada, il campo sportivo, la scuola, la pubblica illuminazione sono spesso progettati solo riferendosi in maniera precisa agli aspetti di tipo architettonico o ingegneristico senza mettere altrettanta attenzione all’impatto che questa opera genererà sulle relazioni, sull’ambiente, sulle interazioni con quanto già esistente nel territorio. Nei casi più innovativi viene messa in campo almeno un’interazione di tipo partecipativo con i cittadini e i portatori di interesse, ma anche qui senza un vero utilizzo di tutti i dati esistenti e rinvenibili per guidare un confronto reale sugli impatti. In questo modo, anche la partecipazione diventa un confronto ideologico o di misurazione del potere di influenza delle realtà locali. Al contrario, un confronto sulla simulazione degli impatti sarebbe più proficuo. Questo approccio permetterebbe anche di fare tesoro delle esperienze per modificare la programmazione ed evitare di ripetere errori. L’attenzione agli impatti aiuterebbe, inoltre, a far comprendere meglio i disagi che alcuni interventi arrecano in fase di costruzione.
Un digitale che crea “bellezza”
L’esperienza della PA locale in questa fase di emergenza è stata determinante per affrontare sfide nuove in uno scenario emergenziale. Nella fase di realizzazione del Next generation EU potrà e dovrà far leva sulle grandi opportunità che la tecnologia mette a disposizione per riappropriarsi appieno di un ruolo che per troppo tempo è stato dimenticato. Ciò però avverrà se le persone saranno poste al centro. Relazioni, prossimità, fiducia dovranno necessariamente essere i criteri guida di questo processo. Credo che il connubio tra intelligenza artificiale e PA, se ben guidato, potrà dare vita a un sistema virtuoso in grado di creare non solo economie di scala ma anche e soprattutto una nuova società del benessere inteso nel senso più ampio. Tutto ciò che sapremo creare per semplificare la vita, per togliere adempimenti, per far risparmiare tempo inutile ai cittadini andrà reinvestito. Ma dovrà essere reinvestito in “bellezza”, ciò di cui abbiamo bisogno. Con le conoscenze fornite dalla digitalizzazione e con le persone che costituiscono la PA faremo, teatri, musei, parchi, piste ciclabili… Insomma, bellezza.
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