Smart mobility e sostenibilità, il punto di vista delle persone
Se in termini assoluti l’utilizzo di servizi non è ancora così sviluppato, cresce la consapevolezza. Ora però devono adeguarsi i comportamenti, come evidenziato da una ricerca della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
Pubblicato il 03 dicembre 2021 da Elena Vaciago

Inquinamento, trasporti e climate change: gli Italiani sono pronti a prendere atto della necessità di cambiare abitudini, in particolar modo per tutto quanto riguarda la mobilità? Secondo la ricerca della Fondazione per la Sostenibilità Digitale “Gli Italiani e la sostenibilità digitale: cosa ne sanno, cosa ne pensano”, analizzando il rapporto tra i cittadini e i trend della mobilità urbana, la risposta è che il problema del contenimento delle emissioni legate al traffico, per quanto importante, non è poi così urgente. E non sta cambiando più di tanto le abitudini legate agli spostamenti.
Questo nonostante sia oramai noto a tutti che proprio dai trasporti deriva circa un quarto del totale delle emissioni di gas a effetto serra in Europa. “Solo il 37% degli intervistati è in grado di correlare con cognizione di causa la sua visione ideologica della sostenibilità con le proprie opinioni su temi ambientali, sociali ed economici, ovvero con le conseguenze pratiche delle proprie azioni – ha commentato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale - È evidente come ci sia un problema di consapevolezza correlato a questi temi assolutamente prioritario”.
La smart mobility aiuterà a ridurre l’impatto ambientale dei trasporti?
L’indagine ha valutato l’attuale livello di conoscenza e adozione di soluzioni e servizi di smart mobility. Com’era prevedibile, il servizio più utilizzato dagli utenti è quello delle app di navigazione (come Google Maps o Waze), ormai conosciute dal 98% delle persone, ma ancora non utilizzate da tutti (dall’84,3% degli italiani).
In tema di impatto ambientale, però, pur essendo nota la possibilità di leggere sul navigatore quale sia il percorso più sostenibile, il 45% non utilizza questa informazione. “Altra dimostrazione del fatto, emerso in molti aspetti delle nostre ricerche, che cambiare i comportamenti consolidati è difficile, e che per farlo non basta una generica condivisione ideologica di un valore se non si comprende come tale valore debba generare un cambiamento nelle abitudini di tutti noi” evidenzia Stefano Epifani.
Stessa situazione per gli altri strumenti di mobilità smart: i servizi di car pooling sono conosciuti dall’82% degli italiani, ma solo il 5% ne fa un uso regolare, e il 14% vi ricorre solo raramente. Più o meno gli stessi numeri si riscontrano per i servizi di car sharing e bike sharing. Certo è che la pandemia non ha aiutato la diffusione dei servizi di condivisione dei mezzi di trasporto. Un italiano su cinque, infine, non conosce l’esistenza di soluzioni per la mobilità dolce ed integrata (che integra mezzi pubblici e bike sharing), e nel complesso, solo l’11% ne fa un uso regolare.
In tema di car sharing si è espresso Dario Pagani, Enterprise Vice President Global Digital & IT di Eni e Partner della Fondazione per la Sostenibilità Digitale: “Ritengo che, essendo questo un servizio partito circa dieci anni fa, una persona che ne fa utilizzo su quattro non sia poi così male, soprattutto considerando l’inerzia che abbiamo nel cambiare i nostri comportamenti come esseri umani. Per favorire l’uso di questo servizio, si dovrebbe vedere il car sharing in una concezione dove chi lo utilizza dovrebbe poter arrivare in luoghi dove effettuare degli interscambi. In Eni stiamo ragionando proprio su questo nell’evoluzione delle nostre stazioni di servizio: delle aree, cioè, in cui poter lasciare la propria automobile e fare l’ultimo pezzo con un car sharing, oppure dove posso arrivare più vicino ad un treno o ad altri mezzi di trasporto”.
Il profilo dell’utente di smart mobility
Donna o uomo che sia (non si rilevano differenze di genere significative) chi fa uso di servizi di smart mobility vive prevalentemente in un grande centro, è giovane ma non giovanissimo (ha tra i 25 e i 34 anni: il coefficiente d’uso nella fascia 18-24 cala leggermente) e ritiene di avere un buon livello di competenza digitale. Molto significativo anche il livello di scolarizzazione: isolando il campione di quanti conoscono questi strumenti, ben quattro italiani su cinque, dotati di sola licenza media, non ne fa uso pur conoscendone l’esistenza. Rapporto che scende a 7 su 10 nel caso di chi ha un diploma di scuola media superiore e scende ancora ad uno su due per i laureati.
Va rimarcato però di nuovo che gli utenti di servizi di mobilità smart prestano poca attenzione alla sostenibilità. In primis, c’è una scarsa correlazione effettiva tra convinzioni e comportamenti agiti. Inoltre, ben l’82% degli intervistati non ha dubbi sul fatto che, nella scelta dei servizi e dei prodotti di mobilità smart, preferisce optare per veicoli ecologici solo a parità di prezzo rispetto a quelli più inquinanti. In altri termini, se la sostenibilità ha un prezzo, gli utenti sceglieranno soluzioni meno sostenibili, piuttosto che affrontarne il costo.
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