27/03/2023 di Redazione

Data-driven, piace l’idea, ma latitano le strategie

La ricerca Data for Humanity, realizzata da Ft Longitude su un insieme di grandi aziende anche italiane, indica che solo il 15% soddisfa i criteri per essere definito data leader.

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Si dice da tempo che le aziende leader si stiano rivolgendo ai dati per affrontare problemi come la crisi energetica, i cambiamenti climatici, la parità di reddito e la mancanza di risorse per le popolazioni in rapida crescita. Nella ricerca Data for Humanity, condotta su 600 top manager in dieci settori e cinque paesi (Italia inclusa) con ricavi pari o superiori a 500 milioni di dollari, Ft Longitude (per conto di Lenovo) ha rilevato che l'azienda media prevede che il proprio investimento in tecnologie e iniziative basate sui dati aumenterà i loro ricavi del 50% nei prossimi cinque anni.

Molte aziende sembrano voler concretamente utilizzare i dati, ma la stragrande maggioranza (85%) non li sfrutta al massimo delle potenzialità. Solo il 23%, per esempio, appare pronto a gestire le enormi quantità di dati che verranno generate dall'Internet of Things. Alcune aziende, tuttavia, stanno sfruttando i dati in misura elevata: si tratta di quelli che vengono definiti data leader. Rappresentando il 15% delle organizzazioni nella ricerca, questi soggetti stanno utilizzando con successo i dati in una serie di aree di business.

Dietro questo gruppo vengono collocati i data follower, che sono in ritardo con le loro strategie sui dati. Le organizzazioni di questo gruppo, che rappresenta il 37% del campione totale, sono molto meno propense a ritenersi efficaci nell'utilizzo dei dati per rafforzare le prestazioni aziendali.

La ricerca suggerisce che la mancanza di capacità tecniche potrebbe frenare alcune aziende. Molte ammettono di avere difficoltà con la propria data platfform, con solo il 52% che afferma di essere soddisfatto di quella che sta attualmente utilizzando. Inoltre, meno di un quarto (23%) ritiene di essere pronto per gestire la grande quantità di dati generati dai dispositivi connessi. Man mano che vengono generati più dati dai dispositivi IoT, aumenta il rischio per le organizzazioni che non hanno stabilito le corrette priorità. In molte organizzazioni c'è spazio per andare molto oltre, in particolare quando si tratta di condividere dati con partner esterni. Ad esempio, meno della metà delle aziende condivide attualmente i propri dati per scopi umanitari.

Gli intervistati identificano la crisi energetica come la più grande minaccia nei prossimi tre anni: il 71% prevede che avrà un impatto da moderato a grave sulla propria attività. Le prossime minacce percepite come rilevanti saranno il riscaldamento globale e la parità di reddito (59% e 52% rispettivamente). Si sente anche il peso di altre macro tendenze: pandemie, carenza di talenti, aumento dei costi operativi e passaggio al lavoro ibrido. In generale, si riconosce che ci aspettano tempi difficili, ma meno della metà delle aziende ha in atto piani a breve termine per affrontare questi problemi. Ad esempio, meno del 40% prenderà provvedimenti nei prossimi tre anni per affrontare le sfide della crisi energetica e questa cifra scende al 33% per il riscaldamento globale e al 18% per la parità di reddito.

Perché questa inerzia? La ricerca suggerisce che le aziende potrebbero ignorare le pressioni globali per concentrarsi sulla stabilità finanziaria: dopotutto, il 23% ci afferma che le ambizioni etiche della propria organizzazione sono in conflitto con i loro obiettivi aziendali primari.

Il divario più grande tra i data leader e i follower appare la tecnologia. I primi sono più avanti nell'adozione di strumenti all'avanguardia, il che li rende più efficaci nell'utilizzo dei dati in tutte le funzioni aziendali. La maggior parte dei leader memorizza i propri dati nel cloud (78%), utilizzando piattaforme sicure (79%), che consentono loro di condividere facilmente i dati con i partner se lo desiderano (81%).

Image by Freepik

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