Esg è un acronimo divenuto popolare negli ultimi anni e reso drammaticamente attuale dagli eventi climatici dell’ultimo periodo. Sta per Environmental, Social and Governance e racchiude criteri di base ai quali le aziende dovrebbero ispirarsi per costruire strategie e iniziative volte a migliorare la propria sostenibilità ambientale. Alla luce degli effetti già oggi misurabili anche sul nostro territorio, dei piani istituiti a livello europeo (il Green Deal europeo, in modo particolare, ma anche le direttive per ridurre le emissioni di gas serra del 55% già entro il 2030) e degli stimoli derivati dai meeting globali, come l’ultimo Cop26 di Glasgow, i manager sono chiamati a definire le strategie necessarie affinché le proprie aziende possano intraprendere percorsi “intelligenti” di decarbonizzazione e arrivare al cosiddetto “impatto zero”. Le massime figure di responsabilità sono naturalmente coinvolte, ma in un mondo sempre più digitalizzato anche i responsabili dell’innovazione e delle tecnologie devono portare il proprio contributo alla riduzione complessiva del carbon footprint fin qui generato direttamente. Devono, inoltre, supportare i piani e le iniziative in via di definizione e attuazione a livello corporate.
Già oggi il digitale e la sostenibilità stanno convergendo verso un percorso comune. Per approfondire il tema, The Innovation Group ha organizzato, con il supporto di Nutanix, una executive round table che ha coinvolto responsabili della tecnologia e dell’innovazione di una decina di aziende italiane medio-grandi. Ne è emerso un quadro composito, di realtà accomunate da una sensibilità sul tema in via di consolidamento, ma con differenze nelle pratiche di applicazione derivanti da un mix di tradizione ancora vincolante, limiti di budget e natura specifica del settore di appartenenza.
L’orientamento delle aziende italiane
De’ Longhi è una tra le aziende nelle quali la transizione ecologica è diventata già da tempo una priorità strategica, che fin dal 2017 ha portato alla pubblicazione del report di sostenibilità e, due anni dopo, all’istituzione di un comitato endoconsiliare interno dedicato alla supervisione di tutte le iniziative focalizzate sui tre pilastri dei prodotti, dei processi industriali e delle persone. “Abbiamo identificato otto aree di commitment, che vanno dal packaging all’approccio circolare, per arrivare all’innovazione tecnologica”, ha raccontato Enrica Monticelli, group technology innovation director di De’ Longhi. “Per ciascuna di queste, vengono elaborate iniziative e relativi target per dare concretezza al nostro impegno in termini di impatto ambientale. Le tecnologie digitali si innestano in questo progetto strategico per aiutarci a individuare meglio quali soluzioni implementare, ma anche a raggiungere gli utenti finali con proposte che contribuiscono a migliorare la value proposition dei nostri prodotti”.
Antonio Astone, global sustainability and supply chain manager di Dnv, ha portato l’attenzione sul concetto di digital product passport, inserito all’interno della Sustainable Products Initiative definita a livello di Unione Europea e finalizzato a raccogliere dati sulla catena del valore dei prodotti, anche allo scopo di favorire la transizione verso l'economia circolare. “Per arrivarci, è necessario disporre di informazioni sempre più accurate, precise e tempestive. Senza l’ausilio delle tecnologie digitali questo sarebbe impossibile. Anche per questo, occorre convincersi a non misurare l’impatto dell’IT solo come un costo. I consumi associati all’utilizzo delle tecnologie informatiche sono inevitabilmente destinati a salire, così come i relativi costi, ma occorre considerare gli stessi non come puro costo bensì come investimenti per abilitare processi circolari e di sostenibilità, che senza il supporto digitale non potrebbero essere attivati. Solo mettendo in relazioni costi e ricavi, in termini di processi virtuosi e sostenibili, potrà essere misurato l’impatto e il costo reale dell’innovazione digitale ed il maggiore risparmio ottenuto”.
Per le aziende che sulla tecnologia avanzata costruiscono in gran parte la propria strategia di innovazione, l’efficienza energetica non può che toccare direttamente l’infrastruttura, in connubio con l’uso di strumenti evoluti oggi a disposizione. È il caso di Snam, che ha creato da tempo con Eni uno dei più importanti green data center in Europa e che fa leva sull’intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza della gestione di rete. “Utilizziamo l'intelligenza artificiale per la previsione della domanda di gas, oltre che per attività di manutenzione della rete”, ha spiegato la responsabile di architetture, intelligenza artificiale e servizi digitali di Snam, Irene Sardellitti. “L’innovazione si estende anche all’impiego di droni e robot mobili per il controllo delle linee sul territorio nazionale”.
Le misure di breve e di lungo termine
Dovendo agire e produrre risultati concreti, l’IT nelle aziende ha sostenuto, in questi ultimi anni, progetti e iniziative che, se non proprio come obiettivo primario, hanno nella riduzione dell’impatto ambientale un effetto comunque considerevole. È il caso, per esempio, delle realtà che hanno intrapreso il percorso di migrazione verso il cloud, certamente mosse da motivazioni più generali (quali un miglioramento del time to market, l’aumento di availability, la sicurezza, la riduzione dei costi complessivi) sulle quali si è innestata anche qualche obiettivo “green”. “Per noi il percorso è iniziato tre anni fa e non è certo breve, visto che pensiamo di completarlo il prossimo anno con la componente Sap”, ha sottolineato Massimo Pernigotti, Cio di Edison. “Rispetto alla situazione preesistente, il risparmio nei consumi è evidente, visto che gioca l’effetto-condominio e si utilizzano tecnologie più avanzate. A questo aggiungiamo il passaggio di tutti i processi da cartacei a elettronici, anche nei rapporti con la clientela, e il fatto che supportiamo però anche il business in un cambio di posizionamento strategico. Questo ha visto, fra l’altro, la cessione di divisioni aziendali che si occupavano di ricerca sugli idrocarburi a vantaggio di un focus sulle fonti rinnovabili e sui servizi, nell’ottica del raggiungimento della carbon neutrality entro il 2050”.
Gli ha fatto eco Michele Mariella, Cio di Maire Tecnimont: “Abbiamo completato la transizione al cloud quest’anno e siamo quindi passati dalla filosofia del possesso a quella dell’accesso. Ne abbiamo ottenuto, a parità di workload, un risparmio fra il 20% e il 30% semplicemente per l’effetto condominio in termini di riduzione degli sprechi. Ora prestiamo molta attenzione alle informazioni che provengono dai provider, apprezzando chi è già in grado di fornire indicazioni di consumo anche del singolo thread. Queste evoluzioni fanno maggior peso alla componente di governance, ma la tecnologia ci ha consentito di lavorare anche su elementi spesso poco considerati, dall’eliminazione dell’abitudine di stampare il superfluo allo spegnimento automatico dei Pc, spesso lasciati accesi dai titolari anche fuori dall’orario di lavoro”.
Allo stesso modo, c’è chi ha agito direttamente sui processi produttivi per dar corpo alla propria visione sulla sostenibilità: “Una nostra soluzione tecnologica, sviluppata recentemente, riguarda l’installazione dei parchi fotovoltaici, oggi gestiti su una linea robotizzata mobile e trasportabile”, ha descritto Giovanni Di Stefano, chief innovation officer di Comau. “Qui la componente digitale è fondamentale perché diventa possibile controllare che tutte le operazioni di assemblaggio siano state eseguite e offrire tracciabilità della qualità ottenuta. La robotica è al centro dei nostri sviluppi, come dimostra il recente lancio del robot N-220, più leggero e quindi meno energivoro, ma anche la creazione del metalinguaggio Miratexter, per rendere elementare la programmazione delle macchine”.
Una realtà come Officine Maccaferri, invece, sviluppa per i propri clienti soluzioni ingegneristiche innovative, sicure ed environmental-friendly, nel settore nell'ingegneria civile e ambientale. Tra le aree di intervento, soluzioni per contrastare il rischio idrogeologico e tutelare l’ambiente e le persone. Proprio per questo l’azienda deve allineare anche le prassi interne: “Abbiamo affrontato il tema della razionalizzazione dell’infrastruttura di gruppo pensando anche all’impatto sull’ambiente”, ha ricordato il group IT director, Raffaele Frattini. “Ragionare maggiormente in una logica di gruppo porterà sicuramente vantaggi operativi ma anche effetti green, tanto sulla produzione quanto sui processi. Su questo stiamo improntando il percorso di trasformazione digitale”.
Se nel manifatturiero gli interventi tecnologici a scopi sostenibili sono facilmente comprensibili, anche il mondo assicurativo sta dando il proprio contributo. Sara Assicurazioni, per esempio, ha da tempo automatizzato tutti i processi autorizzativi e di firma, di fatto eliminando l’uso della carta all’interno dell’organizzazione: “Abbiamo agito anche nei rapporti verso la clientela”, ha precisato il chief operation & technology officer, Luigi Vassallo. “La contrattualistica è ormai tutta digitalizzabile e altrettanto stiamo facendo sulle comunicazioni obbligatorie”. La compagnia coniuga tecnologia e sostenibilità anche nell’offerta e nei servizi per i clienti: “Abbiamo favorito la mobilità dolce, con tutta una serie di prodotti assicurativi per l'utilizzo di mezzi alternativi come il car sharing e i monopattini elettrici”, ha proseguito Vassallo. “Inoltre con la app Guido Bene promuoviamo comportamenti virtuosi fornendo ai clienti l’informazione sullo stile di guida, accompagnata da consigli su come migliorare”.
Assimoco, compagnia di movimento del credito cooperativo, ha invece puntato innanzitutto sulla certificazione Bcorp (che analizza fattori del tutto simili a quelli Esg, ma tocca anche l’ambito sociale) per poi completare la trasformazione in società benefit. “Per questo abbiamo cambiato lo statuto e inserito all'interno scopi di beneficio comune”, ha dichiarato Danilo Ughetto, direttore Ict di Assimoco. “È stata anche creata una funzione denominata Cultura & Sostenibilità, che cura l'armonizzazione tra gli aspetti di cultura organizzativa in modo integrato e la strategia aziendale. La digitalizzazione è un processo in estensione anche verso la clientela, ma prestiamo attenzione a molti aspetti, compresi quelli sull’acquisto di dispositivi che presentino certificazioni energetiche a livello dei nostri standard”.
Se ad accomunare molte delle realtà coinvolte nella round table c’è un passaggio più o meno completo al cloud, esiste anche qualche voce dissonante, sebbene non per questo meno attenta al tema della sostenibilità. “I fermi per noi hanno un costo rilevante e se avvengono per colpa di una seppur momentanea interruzione del servizio di un provider causano danni a noi e ai pazienti”, ha raccontato Riccardo Salierno, Cio di Sapio. “Per questo siamo ancora in buona misura on-premise. Però facciamo leva su partner e fornitori per migliorare il nostro impatto sull’ambiente e possiamo agire anche su alcuni aspetti della nostra organizzazione. Quest’anno il costo dell’energia elettrica, a parità di produzione, più che triplicato ed è diventato il primo costo superando il costo del personale. Quindi, stiamo progressivamente adottando sistemi di intelligenza artificiale e algoritmi utili a comprendere come poter governare il consumo energetico nei nostri impianti di produzione delle bombole a ossigeno, riuscendo ad anticipare e controllare il fabbisogno e la governance degli stabilimenti”.