08/11/2022 di Redazione

L’Active Intelligence alla base dei processi decisionali

Nell’attuale scenario competitivo, le scelte costruite sull’intuito di manager carismatici o solo potenti comportano rischi troppo alti. Coinvolgere il personale è essenziale me richiede metodo. James Fisher, chief product officer di Qlik, spiega come procedere.

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Quando si tratta di prendere decisioni a livello organizzativo, risulta difficile opporsi a un processo basato su prove e dati. Spesso, seguire l’istinto di una singola persona che gode di una posizione di rilievo all’interno dell’azienda, può portare a effettuare scelte poco strategiche. Eppure, troppo spesso le organizzazioni si affidano alla voce più forte, cadendo nella trappola di fare le cose come le hanno sempre fatte.

Nonostante gran parte del nostro mondo sia guidato da sistemi digitali, abilitati essi stessi da dati, questi ultimi vengono ancora spesso ignorati. Basti pensare che più della metà dei dipendenti mondiali intervistati dichiara che è ancora difficile prendere decisioni collettive basate sui dati, anziché sull'opinione della persona più pagata seduta al tavolo.

Sarebbe difficile trovare una prova più evidente di una pandemia globale per dimostrare la necessità di un processo decisionale che si basi su fatti. L’emergenza sanitaria ha, infatti, sottolineato l’importanza di costruire strategie e risposte basate su dati affidabili e in tempo reale. Non è un caso che i Paesi i cui leader si sono affidati a consigli scientifici basati su dati probanti, hanno risposto in modo più rapido ed efficace all’emergenza.

Allo stesso modo, in ambito aziendale un rapporto dinamico con i dati consente alle persone di tutta l'organizzazione di sfruttare le informazioni in tempo reale, permettendo di essere veloci nell'economia digitale di oggi. Senza accesso ai dati, le decisioni vengono prese al buio. Se non riuscite a sfruttare gli insight per dare risposte rapide e strategie a prova di futuro, lo farà sicuramente un vostro competitor.

I leader sono sempre più consapevoli della necessità di una pipeline di data analytics end-to-end, quella che noi chiamiamo Active Intelligence, in cui la tecnologia cloud e le analytics si combinano per fornire una business intelligence continua, a partire da informazioni in tempo reale progettate per attivare azioni immediate. Sono desiderosi di raccogliere i frutti dell’utilizzo di queste informazioni in tempo reale e del processo decisionale basato sui dati. Tuttavia, spesso si scontrano con ostacoli. Cosa serve quindi ai leader aziendali per garantire una cultura di Active Intelligence nelle loro organizzazioni?

James Fisher, chief product officer di Qlik

James Fisher, chief product officer di Qlik

Infondere fiducia nei dati dall'alto verso il basso
Sebbene quasi nove dirigenti su dieci (89%) si aspettano che i propri collaboratori spieghino in che modo i dati hanno influenzato le loro decisioni, quasi la metà di questi leader (45%) prende ancora spesso decisioni basate sull'istinto, piuttosto che sulla conoscenza dei dati. La contraddizione è evidente e qualsiasi approccio di questo tipo è destinato a ostacolare qualsiasi tentativo di garantire una fiducia nei dati all'interno di un'organizzazione. Sebbene sia facile pensare che il divario sia dovuto alla riluttanza dei leader a mettere da parte il proprio ego, abbiamo scoperto che in realtà il problema principale è proprio la fiducia nei dati. Infatti, il 42% non si fida dell’aggiornamento e dell’accuratezza dei dati disponibili. Prendere una decisione sulla base di informazioni scarse, inaffidabili o non aggiornate è altrettanto rischioso che seguire l'istinto.

Fidarsi dei dati è fondamentale, ma la fiducia non può essere accordata alla cieca. È giusto interrogarsi sull’affidabilità dei dati, sulla loro validità e sulla loro provenienza, assicurandosi così che i dati su cui si fa affidamento siano adatti allo scopo. La creazione di una pipeline di data analytics end-to-end affidabile richiede input di business intelligence di qualità. Una volta stabilito ciò, è necessario che i dati vengano rispettati a tutti i livelli, dall'alto verso il basso, per garantire che l'intera organizzazione sia allineata in un approccio basato sull'evidenza. Questo porta alla prossima caratteristica chiave della leadership basata sui dati: la capacità di accettare nuove idee.

Divertirsi a scoprire verità poco piacevoli
L'ex presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt disse: "La verità più sgradevole è una compagna più sicura di una piacevole falsità". Ci affidiamo ai dati non per confermare semplicemente ciò che pensiamo di sapere, ma per mostrare la realtà. Ciò significa che i leader devono essere aperti ad agire in base a ciò che i dati dicono, anche se forniscono risposte che possono non piacere.

Prendiamo l'esempio di Daniel Kahneman. Il premio Nobel, psicologo ed economista, ha ideato un metodo oggettivo per misurare le caratteristiche che riteneva rilevanti nell’ambito del successo militare. Così facendo, è stato in grado di eliminare i pregiudizi psicologici che si incontrano lungo il processo decisionale umano. L'esercito israeliano ancora tutt’oggi utilizza questo metodo di selezione.

Piuttosto che vedere i dati come potenziali ostacoli, i leader dovrebbero esaminare i dati che vanno contro le proprie idee, a volte veri e propri preconcetti, come un'opportunità per innovare, piuttosto che rimanere fermi nello stesso punto. È la soluzione definitiva contro “il bias di conferma”. Gli approfondimenti sui dati aiutano i leader aziendali a comprendere meglio i driver sia del mercato che dei consumatori, in modo tale da far evolvere i prodotti e le esperienze adattandosi al mercato e innovandosi, restando così competitivi. In breve, essere aperti a dati che dimostrano che ci si sbaglia - e accettarli - è essenziale per il successo.

Potenziare un processo decisionale decentralizzato
Una pipeline di data analytics end-to-end non si limita a consentire ai leader di prendere decisioni basate su dati concreti, ma permette ai dipendenti di tutta l'azienda di prendere decisioni ponderate, con il vantaggio di informazioni e intuizioni attuabili. 

In questo modo, l’Active Intelligence rappresenta la chiave del successo di un’azienda veramente collaborativa, in cui i dipendenti hanno la certezza di prendere le giuste decisioni sulla base di dati affidabili. Una tale responsabilizzazione infonde maggior impegno e sicurezza nell’affrontare i problemi del momento, sapendo che lo si sta facendo con le informazioni necessarie. Un processo decisionale decentralizzato e basato sui dati consente ai team di collaborare in condizioni di parità, con parametri concordati, per risolvere problemi o raggiungere obiettivi che un singolo individuo non potrebbe realizzare da solo. È importante notare che, utilizzando le tecnologie giuste, i dati diventano non solo decentralizzati, ma anche democratizzati. Quando i dati sono presentati nel formato giusto per l'utente, indipendentemente dal suo ruolo, diventano accessibili e applicabili

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