18/01/2023 di Redazione

Il 2022 non ha favorito l’accessibilità e la qualità dei dati

La mole di informazioni è in continua crescita, ma la capacità di farne un uso efficace ancora zoppica in molti contesti aziendali. Uno studio di Talend e Qualtrics mette in risalto le difficoltà soprattutto nell’attualizzazione.

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Sono ormai anni che si pone l’accento sull’utilizzo corretto e intelligente dei dati per il supporto al miglioramento del business delle aziende, ma anche all’ottimizzazione dei costi o alla riduzione dei rischi. La realtà, però, non appare in linea con quanto preconizzato da analisti e operatori del settore.

Talend e Qualtrics hanno pubblicato il Barometro 2022 sulla “salute dei dati”, dal quale emerge che il 97% dei quasi 900 intervistati ammette di avere difficoltà nell’utilizzo delle informazioni in proprio possesso. Qualità e capacità di accesso appaiono i punti delicati per migliorare la situazione e sono indicate come sfide principali da quasi la metà del campione analizzato. A preoccupare è l’indicazione di una certa mancanza di velocità e flessibilità, indicata dal 46% degli interpellati, poiché proprio queste caratteristiche dovrebbero essere quelle che consentono di fare la differenza in un contesto di incertezza economica come quello attuale.

Lo studio Talend-Qualtrics si concentra, come indicato, sulla salute dei dati, attraverso la misurazione di cinque indicatori, tutti in calo rispetto all’anno precedente. In particolare, l’attualizzazione ha mostrato un regresso di 18 punti, ma sono in calo a due cifre anche affidabilità, omogeneità ed esaustività, mentre l’accessibilità si è fermata a una flessione di 9 punti. Questo degrado viene spiegato soprattutto con l’affermazione del remote working, indicato come fattore di difficoltà per l’accesso ai dati dal 57% del campione. Ma traspaiono anche sfide di natura culturale, visto che un’organizzazione su tre mostra riserve sulla capacità di comprensione dei dati da parte dei propri dipendenti, soprattutto per l’assenza di un linguaggio comune. Il rimedio principale è stato individuato nel varo di programmi di data literacy, indicato dal 65% delle aziende coinvolte.

Illuminante, infine, è il divario di valutazione che ancora esiste fra le figure It e quelle di business. L’85% del primo gruppo ha indicato di mostrare una generale fiducia nei dati utilizzati in azienda, mentre fra i manager delle Lob la percentuale scende al 75%.

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