27/02/2023 di Redazione

Banking-as-a-Service, la rivoluzione promessa e il suo progresso

Si dovrebbe allargare il perimetro dei servizi finanziari fruibili dai clienti senza doversi spostare dal proprio interlocutore di riferimento. Ma deve migliorare il rapporto fra banche e fintech. L’analisi di Andrea Papa, business operations & development manager di Opyn

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Un unico luogo dove accedere al conto corrente, effettuare spese, prelievi o depositi, aprire una pratica di mutuo, applicare un prestito; osservare l’andamento dei mercati e acquistare quote di Etf o di criptovalute. Questo luogo, dove il cliente finanziario trova tutto quello di cui ha bisogno, da fruire con un’esperienza interamente digitale e h24, non sarà necessariamente una banca così come l’abbiamo conosciuta finora, ma una banca che si serve del know-how di una fintech. I clienti si aspettano sempre più di trovare servizi finanziari specifici integrati – prestiti finalizzati, buy now pay later - nelle diverse esperienze digitali che si troveranno a fare.

Questo nuovo modo di erogare servizi finanziari si chiama Banking-as-a-Service (BaaS) e prevede che le fintech mettano a disposizione la tecnologia per permettere alle banche di migliorare la propria efficienza e andare incontro alle esigenze dei propri clienti. In questo senso, le fintech non si pongono in competizione con le banche ma agiscono in modo complementare.

Ma quanta strada manca per arrivare a questo mondo ideale? Molta, in verità. E non solo in Italia, ma in generale nel mondo.

La chiave del BaaS, infatti, sta nel rapporto banche-fintech che, a oggi, è ancora agli albori. L’era della collaborazione è iniziata e cominciamo a vedere i primi accordi, ma è importante specificare che siamo in una fase ancora embrionale e il potenziale di crescita è quindi altissimo. Le banche si stanno comunque avvicinando e stanno iniziando oggi a capire la grande opportunità di crescita connessa a un’integrazione più profonda.

Esiste quindi un’enorme oceano blu, uno spazio di crescita potenziale ancora tutto da scoprire sul fronte del business e che ad oggi hanno esplorato solo poche banche, innovatrici, evolute e aperte al cambiamento.

La rivoluzione non segue una via lineare

Quella che porta il mondo fintech è una rivoluzione ed è inevitabile che il percorso non sia lineare, ma sia caratterizzato da strappi e inversioni di marcia. Nonostante ciò, sono stati fatti molti passi in avanti rispetto al passato. Quando le prime startup della tecnologia finanziaria si sono presentate sul mercato, le banche le hanno guardate con diffidenza ma, successivamente, quando le fintech hanno iniziato a crescere e a comunicare il proprio valore hi-tech, gli istituti hanno cominciato a dimostrare apertura e curiosità. La terza fase, quella in cui siamo appena approdati adesso, è quella della collaborazione.

Innanzitutto, diventare digitali consente di mettere al centro il cliente, che è poi la chiave per ottenere valore per qualunque business. Per fare un esempio, ad oggi non esistono casi in cui per offrire al cliente finale un servizio come l’apertura di un conto corrente, una banca abbia usato la tecnologia di una fintech. Gli istituti hanno creato piattaforme in-house, investendo tempo e risorse: in alcuni casi con buoni risultati e in altri con esiti non in linea con le performance offerte dalle fintech.

Una collaborazione con quest’ultime, con il fine di integrarne la tecnologia, sarebbe stata più efficace. Innanzitutto, per accelerare i tempi e per avere un go-to-market immediato con strumenti già testati dalle fintech e perfettamente in grado di garantire un servizio eccellente, oltre che per sfruttare l’esperienza di terzi e da essa apprendere come migliorare la user experience dei clienti.

Ma non solo. È in arrivo un travaso di ricchezza di dimensioni mai sperimentate prima e la Gen Z, che rappresenta la prossima generazione di clienti bancari, predilige il digitale come canale di accesso ai servizi e ai prodotti di cui ha bisogno.

Per dirla con Bill Gates, le aziende e le persone avranno sempre bisogno dei servizi bancari e non si preoccuperanno se a offrirli sia una banca, una fintech o un ibrido tra queste. Già sta accadendo: solo per rimanere in Italia, Satispay offre un'alternativa virtuale al Pos; Opyn offre servizi di credito 100% digitali grazie alla licenza bancaria e all’alta tecnologia proprietaria, che non rende necessario recarsi in filiale; Moneyfarm offre servizi di investimento su misura e consulenza finanziaria indipendente e completamente online. Gli esempi potrebbero continuare. In tutti, la fanno generalmente da padrone la velocità, la vicinanza al cliente, l’accessibilità h24 e i minori costi di attivazione rispetto ai metodi e servizi tradizionali.

Per le banche è il momento di accelerare su collaborazioni realmente strategiche con il mondo fintech, perché non si tratta più di semplici operazioni di investimento ma di un’occasione per generare un valore profondo sia per la finanza tradizionale che per quella innovativa, oltre che soprattutto per i propri clienti in maniera continuativa. 

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