Per una trasformazione digitale efficace a livello di sistema-Paese occorrono diversi fattori concomitanti. Tra questi, primario è quello di formare una cultura che agisca sulle nuove generazioni e le prepari a ereditare un compito che gli attuali vertici delle istituzioni (e anche di molte aziende) hanno, nella migliore delle ipotesi, solo abbozzato.
L’università si pone giocoforza al centro di questa evoluzione ed è con un processo condiviso fra i diversi atenei che si può realisticamente intraprendere in modo virtuoso. Per questo, la posizione del Crui (Conferenza dei rettori della università italiane) assume un peso rilevante. Nel corso di un recente evento tenutosi a Roma, il delegato dell’ente Francesco Cupertino, anche rettore del Politecnico di Bari, ha sostenuto l’importanza di una collaborazione fattiva fra pubblico o privato per affrontare in modo corretto le sfide digitali che attendono il mondo accademico: “Diverse strutture del Mezzogiorno, e non solo l’ateneo che dirigo, hanno avviato laboratori in collaborazione con aziende e multinazionali per produrre in modo congiunto ricerca e sviluppo. A Bari la digitalizzazione si è già attivata a diversi livelli, a partire da quello amministrativo, per arrivare così agli studenti e aiutarli a trovare nel loro territorio quanto necessario per formarsi”.
Il discorso adombra un problema di fondo del Sud Italia ovvero il tasso di abbandono universitario, che spesso non si recupera. Le cifre parlano di una flessione del 10% nel breve termine, che potrebbe diventare del 40% in tempi medi, anche per ragioni demografiche: “Noi cerchiamo di attrarre studenti anche dai territori circostanti, come Medio Oriente e Africa, offrendo residenze di qualità e corsi sempre aggiornati”, ha spiegato Cupertino.
Per garantire una preparazione adeguata alle sfide del digitale, non occorre solo acquisire competenze tecnologiche oppure fisico-matematiche. Il rettore del Politecnico di Bari ha insistito anche sul tema della multidisciplinarità, creando percorsi trasversali cin studi legati all’impatto dell’innovazione sulla società: “Vogliamo essere un incubatore in grado di confrontarsi su scala europea, sulla scia di altri atenei, per provare a costruire start up evolute. Le università sono il luogo dove si costruisce e si industrializza la capacità di trasferire innovazione”.
In primo piano, Francesco Cupertino, rettore del Politecnico di Bari e delegato Crui
Nel solco del percorso di collaborazione pubblico-privato, il Crui ha di recente rinnovato la partnership on Oracle, che prevede, ad esempio, la fornitura di soluzioni Cloud Erp e Hcm per la gestione dei processi di back-end, amministrativo-contabili o del personale. “permettendo, da un lato, di assicurare servizi di qualità e, dall’altro, di organizzare attività di formazione e momenti di confronto di valore”, ha aggiunto Cupertino. Oracle, dal canto suo collabora con altre università del Centro-Sud, a Napoli, Salerno o Palermo per fare qualche esempio, ma ha messo a punto anche il programma educational gratuito Oracle Academy, che fornisce a scuole e università un portafoglio completo di software, programmi di studio predefiniti, sessioni di training per gli insegnanti e risorse di certificazione da utilizzare a fini didattici.
A testimoniare il peso che l’innesto di giovani preparati può avere sullo sviluppo delle imprese e, di riflesso, del Paese, ha pensato Filippo Cecchi, responsabile dei sistemi informativi di Unicoop Firenze: “Il mondo accademico deve essere in grado di creare manager che sappiano gestire team, diano esempi di correttezza, supportino processi anche complessi, possano definire budget anche pluriennali. La partita del futuro digitale si gioca sulle conoscenze trasversali: lo vediamo chiaramente, in un’azienda della distribuzione organizzata e del retail come la nostra, alle prese ogni giorno con sfide della logistica e della supply chain, ma anche del servizio sempre migliore al consumatore finale”.